Riprende la rubrica dedicata a chi vuole chiarimenti e indicazioni su questioni personali. Diverse persone hanno accolto il nostro invito a contattarci, ciascuno di loro ha avuto un riscontro direttamente sul sito o privatamente.Vi aspettiamo!
“Vorrei sapere se è corretto che in alcune strutture/servizi per minori a rischio, in particolare adolescenti, si trovino a lavorare degli operatori che agiscono nei confronti dei loro ospiti con eccessiva leggerezza senza cogliere le loro reali esigenze, spesso legate alla separazione dalla famiglia di origine o da altre figure di riferimento, laddove presenti.”
Lettera firmata
Di fronte alle imprevedibili istanze delle nuove generazioni, particolarmente se si tratta di ragazzi a rischio, sarebbe opportuno e necessario che gli adulti di riferimento fossero in grado di attuare gli interventi più adeguati. Spesso, per agire al meglio, sarebbe utile tenere in considerazione la possibilità di integrare competenze diverse per fornire soluzioni che emergano da un positivo confronto multidisciplinare. In particolare nelle situazioni più impegnative da un punto di vista educativo, la sinergia tra figure professionali diverse e complementari, la capacità di ciascuno di mettersi in discussione nel tentativo di ricercare le migliori soluzioni possibili, costituiscono una premessa indispensabile per agire al meglio salvaguardando principalmente gli interessi dei minori direttamente interessati. Una struttura/servizio rivolto a minori in difficoltà dovrebbe innanzitutto prevedere un intervento periodico di supervisione agli operatori e a tutte le figure educative coinvolte onde evitare spiacevoli situazioni di onnipotenza narcisistica o di burn-out mascherato da apparente efficientismo. A volte la “rigidità” di talune figure professionali non adeguatamente formate ad un possibile confronto sui casi seguiti, finisce col fare danni proprio nei confronti di coloro che dovrebbero essere protetti e sostenuti nel percorso di crescita e di recupero attraverso esperienze educative correttive. Le capacità empatiche, se non supportate da un’adeguata preparazione teorica, nel pieno rispetto dei confini del proprio ambito di competenza, non sono sufficienti ad affrontare episodi di criticità in cui molto forte è il rischio di proiezioni e di identificazioni proiettive. Se non si parte da un buon bagaglio di competenze teoriche, con la consapevolezza di potersi aggiornare e ristrutturare dinamicamente attraverso un continuo confronto costruttivo con i colleghi e con gli esperti, si rischia fortemente di commettere errori che possono essere addirittura traumatici per coloro che rappresentano, loro malgrado, i diretti interessati degli interventi educativi.
Il presidente dell’Associazione, dr.ssa Roberta Poli