A volte ci troviamo a riflettere sulle difficoltà di comunicazione e di relazione che caratterizzano il rapporto tra genitori e figli, soprattutto in età adolescenziale.
Spesso non si riesce a dialogare con loro perché gli spazi di confronto e scambio sono riempiti dalla televisione, dalla Play-station, dal computer che, come diceva il padre di un sedicenne, “Ci portano via il tempo con i figli!”.
Capita che, in alcune situazioni d’interazione, si creino delle difficoltà di rapporto dovute al fatto che trascuriamo degli aspetti della comunicazione che sono invece piuttosto rilevanti.
Se partiamo dal presupposto che “Non si può non comunicare”, è chiaro che, anche senza usare il linguaggio verbale, un comportamento o la sua mancanza, possono comunque trasmettere un messaggio all’altro.
Possiamo quindi scoprire che, un semplice gesto o anche una sola parola, possono suscitare reazioni emotive intense nell’altro che ci appaiono incomprensibili se non ci sforziamo di guardare la situazione valutando il contributo che noi stessi abbiamo dato allo scambio comunicativo.
Forse è opportuno riflettere sulle strategie possibili per riappropriarsi di uno spazio comunicativo con i nostri figli, per riscoprire una dimensione diversa, in cui le relazioni possano riacquistare dei connotati di reale autenticità, che troppo spesso viene persa di vista.
Comunicare, con la giusta consapevolezza, per trasmettere emozioni e non solo parole, ma soprattutto abituarsi allo scambio comunicativo, vale a dire all’ascolto dell’altro.
Questo è fondamentale per riuscire veramente a comprendere l’altro; spesso i ragazzi hanno soltanto bisogno di essere ascoltati e lo fanno capire in mille modi, e se non bastano le parole ricorrono all’azione, anche violenta o eccessiva, per imporre la loro necessità di essere compresi nei bisogni fondamentali.
Dovremmo riabituarci all’ascolto “attivo” dei nostri figli, in una situazione dove lo spazio ed il tempo si possano adeguare ai bisogni dell’altro, senza né fretta né necessità di sapere a tutti i costi.
I ragazzi si aprono al dialogo con maggior facilità se riusciamo a sostenere anche i loro silenzi, senza bisogno di riempirli a tutti i costi con le nostre parole.
In quel momento ci stanno dicendo semplicemente quanto è difficile per loro aprirsi al dialogo con noi, ed a maggior ragione hanno bisogno di essere ascoltati e sostenuti in uno sforzo che per loro è davvero grande.
A volte basta veramente poco per riaprire spazi che sembravano preclusi ai genitori, è sufficiente avere la volontà di cogliere l’altro che sicuramente ha bisogno di noi per crescere.
Dott.ssa Roberta Poli, Psicologo (Articolo pubblicato)